venerdì 2 giugno 2017

Report del seminario sull’ipnosi e la psicoterapia ericksoniana

di Giulia Bovassi

Abstract.Venerdì 26 maggio 2017 il Gruppo di ricerca in Neurobioetica (GdN) ha aperto al pubblico il seminario interdisciplinare sul tema dell'ipnosi nel modello teorizzato da Milton H. Erickson, padre dell'ipnoterapia moderna. L'incontro condotto dal professore Massimo Cotroneo, esperto psicoterapeuta, ha proposto una panoramica sulla tecnica a partire dalla visione comune fino all'applicazione terapeutica, recente oggetto di studio delle neuroscienze.

Interessante l'approfondimento proposto dal Gruppo di ricerca in Neurobioetica (GdN), presso l'Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, in collaborazione con la Cattedra UNESCO di Bioetica e Diritti Umani e l’Istituto Scienza e Fede, dal titolo «L'ipnosi e la psicoterapia ericksoniana, dalla clinica alle neuroscienze», centrato sul tema dell'ipnosi in una breve panoramica storica dalla pratica (tra mistero magico-esoterico a luoghi comuni) alla clinica, nel recente accreditamento accademico-scientifico. 

A sostenere il seminario il Dr. Massimo Cotroneo, presidente dell'AIDoPS, professore presso l'Università Europea di Roma (UER), psicologo clinico e psicoterapeuta specializzato in Ipnosi Clinica e Psicoterapia Ericksoniana, il quale ha conseguito il dottorato sulle neuroscienze nell'ambito della plasticità neuronale. A moderare l'incontro il professore P. Alberto Carrara, coordinatore del GdN e fellow della Cattedra UNESCO.

L'ipnosi, dal greco hýpnos “sonno”, è un termine nato in riferimento ad un particolare stato di coscienza, assimilato alla condizione intermedia fra sonno e veglia. Ciò a cui assistiamo oggi è una rivalutazione dell'ipnosi grazie all'approdo nelle ricerche neuroscientifiche del fenomeno terapeutico legato alla pratica ipnotica, quindi all'applicazione clinica della tecnica. Dal punto di vista scientifico solo nel '900 le neuroscienze hanno avviato un chiarimento sui processi neurofisiologici di questo strumento, sfatando l'usuale mistero, dal carattere magico-rituale sciamanico e tribale, legato all'asservimento dell'ipnosi come tentativo di guarigione da mali complessi, ottenibile mediante stati di coscienza alterata focalizzata sulla sofferenza e l'autosuggestione. È un processo graduale, quello che ha condotto da posizioni, ancora oggi diffuse, segreganti la pratica unicamente “all’occulto” del suo funzionamento all’indagine scientifica (avvenuta grazie all’ausilio di moderni mezzi diagnostici, come ad esempio EEG e fRMI) sulle modificazioni cerebrali attivate durante la seduta terapeutica, dove il paziente viene indotto da un soggetto esterno (terapeuta) in uno stato mentale alterato, chiamato trance. Nel tempo l’ipnosi ha conosciuto periodi di sfiducia e altri di fiducia, alternanza non priva di avvicinamenti sperimentali, che con Milton H. Erickson ha raggiunto una sorta di stabilità tutt’ora in graduale evoluzione.

Così il professore Cotroneo ci introduce all’ipnositerapia ericksoniana, oggi tra le più accreditate nella prassi clinica. Il padre della moderna ipnosi ha conferito, con le sue teorie (la cui origine è una situazione di personale sofferenza fisica), una svolta rivoluzionaria alla classica applicazione della trance ipnotica, fondata su un approccio sostanzialmente “naturale” dello stato di coscienza alterato del paziente sottoposto a seduta ipnotica e centrato sull’unicità del soggetto attivo, nonché sull’accondiscendenza ad un lavoro collaborativo fra terapeuta e paziente. Erickson parla di “trance naturale” come condizione di coscienza comune ed esperibile quotidianamente, da qualsiasi persona, in contesti dissimili da quelli clinici; contesti nei quali si è particolarmente assorti e dissociati dalla realtà esterna a causa di una focalizzazione massima della concentrazione su di un pensiero stimolato da agenti altri e transitori. Novità imprescindibile della teoria ericksoniana è lo spessore qualitativo dell’alleanza terapeutica come garanzia di beneficio della terapia stessa: allestendo un contesto di simmetria ed elasticità, adattabile secondo la specificità del paziente, accerchiata da un terreno eterogeneo e imprevedibile. L’attenzione rivolta alla sinergia tra le due parti comunicanti è un punto di forza dell’ipnosi moderna la quale, a differenza dell’impostazione classica, privilegia una sorta di accompagnamento comprensivo della persona, le cui difficoltà vengo affidate al terapeuta abbassando le difese intime protettive. Viceversa, prima di questa impronta “spontanea”, la seduta psicoterapeutica bloccava l’esplorazione di sé del soggetto secondo l’immagine di una disparità condizionale fra chi detiene il “potere” d’azione (terapeuta) e colui che vi si deve sottoporre, privo di possibilità di controllo. Massimo Cotroneo ha marcato, in tal senso, la peculiarità del contatto fra interno ed esterno, abito di un approccio comunicativo che, nello stato di trance, consente un lavoro approfondito del paziente su di sé, il quale, secondo la teoria ericksoniana, è già proprietario di quanto necessario per gestire le diverse situazioni, per quanto nella seduta egli venga inconsciamente guidato verso stati dissociativi. Lo scopo dell'ipnositerapia è riuscire a far giungere il paziente nei luoghi più ostili del suo inconscio, cioè lì dove autonomamente non è in grado di arrivare: mentre l'ipnosi tradizionale focalizzava le sue tecniche sull'autosuggestione rivolgendosi a soggetti indiscriminati, nei metodi ericksoniani conta il singolo e perciò l'abilità preparatoria della fase antecedente lo stato di trance (comprensivo di linguaggio verbale, non verbale, comportamenti, reazioni), momento di “semina” e di “disseminazione” per incanalare il singolo ai suoi problemi.

Attualmente l'ipnosi è una pratica molto plastica sfruttata e sfruttabile in vari ambiti, da quello orientale meditativo a quello sportivo, fino al confine terapeutico per casi di dipendenze, problematiche alimentari e di conflitti psichici, arrivando al supporto anestetico in chirurgia. Entrata nell'oggetto di studio proprio delle neuroscienze e conseguentemente nella pratica clinica, l'ipnosi chiede, alla pari di altre modalità terapeutiche, che venga fatta luce sulle problematiche bioetiche relative. Una sorta di principio precauzionale deve porsi in modo particolare nei confronti della risposta pubblica alla pratica: come evidenziato dal professore durante il seminario, le radici storiche del metodo ipnotico sono lontane sia nel tempo sia nell'indole -contestuale e costitutiva- della tecnica; invece estremamente recente è l'incorporazione tra le analisi neuroscientifiche, sicché vige il pericolo di un vuoto informativo nei potenziali sottoposti alle sedute, spesso ragione di forti perplessità. È nell'interesse comunitario adoperarsi affinché vi sia disponibilità di una lettura rigorosa e scientificamente fondata della pratica, qualora a questa vi si faccia ricorso a scopo terapeutico, in luoghi idonei predisposti al tipo di percorso assistenziale. Coerentemente con la mission della cattedra UNESCO in Bioetica e Diritti umani, il confronto sistematico fra esperti concorre a una maggiore specificazione della questione, affinché possa darsi la tutela dei principi in gioco per il bene, il rispetto e la dignità della persona. In tal senso fondamentale sarà delineare e trasmettere ai pazienti un vademecum che tuteli la loro integrità e la privacy, il cui controllo in situazioni di coscienza alterata, dove viene parzialmente meno la proprietà esclusiva del diretto interessato, è esposto e vulnerabile. Questo è indispensabile al fine di arginare una possibile manipolazione (impropria), da parte del terapeuta (o di colui che abusivamente si autocertifica come tale), lesiva della libera richiesta d'aiuto. Come è stato sollevato al termine dell'incontro, la prospettiva incerta sulle conseguenze (a lungo termine) e l'ipotesi di un futuro (se non già sperimentato) utilizzo dell'ipnosi per potenziare capacità cognitive “standard”, sono quesiti che ribadiscono l'esigenza di un approfondimento accademico. D'altra parte, un uso guidato, scientifico ed eticamente corretto del mezzo, risulterebbe idoneo a benefici talvolta anche estranei al puro luogo clinico, come le indagini criminologiche. Considerando inoltre la tutela della libertà religiosa, la quale potrebbe in determinati culti trovarsi a disagio con la pratica ipnotica, si fa ancor più pregnante un consenso informato alla cura il più possibile consapevole che l'induzione allo stato di trance, così come l'autoriflessione guidata che fa seguito, siano dati oggettivi, al fine di ovviare contrasti legati ad altre sfere d'applicazione dell'ipnosi.

L'indagine, in costante evoluzione, e i benefici fino ad oggi resi noti dalla divulgazione scientifica lasciano ben sperare che tale tecnica, in modo particolare nel moderno modello ericksoniano, possa offrire ulteriori finestre di aiuto alla tradizionale prassi psicoterapeutica, grazie anche all'approfondimento fornito dalle neuroscienze.

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